Diego Nicola Dentico
Xuculem – la cerimonia del Fuoco
Aggiornamento: 22 dic 2022

I nahuales vivono nella fiamma – dicono gli abuelos – nella fiamma e nel tuo sangue.
Per la Cosmovisione Maya tutto è vivo, tutto è Coscienza, e per entrare nella grande conversazione dell’Universo abbiamo bisogno di andare oltre la voce dei Sette Pappagalli (l’ego) che non fa altro che parlare a noi stessi di noi stessi, alimentando il dialogo interno e disconnettendoci dalla realtà. La cerimonia del fuoco è il lascito degli antichi, uno degli strumenti privilegiati per far tacere la mente e lasciare che dal silenzio sgorghino conoscenza intuitiva e guarigione. In Guatemala è condotta solo dall’ajq’ij – guida spirituale dei lignaggi maya che conosce il codice dell’offerta – ed è un momento di meditazione e preghiera.
La cerimonia viene preparata invocando le quattro direzioni e i quattro Balameb primordiali. Successivamente l’ajq’ij disegna con lo zucchero la croce di medicina. Sopra il glifo vengono poste le pastiglie di incenso e le offerte. A questo punto gli ajq'ij’ accendono il fuoco e invocano uno per uno le venti forze del tempo nelle loro tredici manifestazioni.
Durante la Cerimonia, il fuoco consuma i doni che gli vengono dati. Il compito dell’ajq’ij è custodire lo spazio e aprire i sentieri dello Spirito permettendo il contatto tra la comunità e l’oltre. Ogni pesantezza della vita ordinaria, ogni energia stagnante viene trasmutata dalla luce del Gran Abuelo. Allo stesso tempo, il fuoco connette il Corazòn del Cielo con il Corazòn de la Tierra e ci consente di piantare un seme di luce e preghiera nella memoria di quell’intelligenza misteriosa che dà vita al Como. Per questo motivo, la cerimonia in sé è solo l’inizio di un lavoro che si protrae nel tempo. I partecipanti potranno osservarne gli effetti sul lungo termine.
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