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  • Immagine del redattoreDiego Nicola Dentico

L'Arte di un Curandero



Curanderos all'opera - Murale di San Juan La Laguna ( Sololà - Guatemala)

(tratto da Nel giardino delle curanderas ed. Anima)

La visione del mondo del Curanderismo spazia dall’esperienza empirica fino alle immagini astratte, ma non lontane dalla realtà, tipiche delle culture sciamaniche tradizionali. Per il curandero o la curandera non esistono solo ossa rotte, difficoltà digestive o infertilità: esistono morti che tornano tra vivi per risolvere le faccende in sospeso e che è necessario mettere in pace parlando con loro sulle tombe, offrendo candele e preghiere, esistono invidie, malocchi e fatture, anime spaventate che fuggono nell’aldilà.

Tutte quelle che vengono definite dalla medicina occidentale come sindromi culturali, malattie popolari che non hanno connessioni con la medicina ufficiale, sono il pane quotidiano del curandero. Il fatto che la sindrome culturale non trovi riscontri nella medicina ufficiale non significa che non esista. Influisce negativamente sulla qualità della vita di una persona e necessita di essere trattata con la stessa urgenza di un mal di denti. L’arte del Curanderismo non è solo fatta di capanne del sudore o erbe medicinali, ma di ritualità, di miti. La ri-narrazione di uno stato di malessere è fondamentale, in quanto ordina l’esperienza del cliente e permette di scioglierne i nodi essenziali attraverso la catarsi rituale.

Possiamo dividere la struttura di una seduta sciamanica in tre fasi:

Fase iniziale: si stabilisce un contatto fra il curandero e il cliente. Quest’ultimo racconta per quale male del corpo, della mente o dello spirito ha deciso di rivolgersi al guaritore. Il dialogo, chiamato nei paesi latinoamericani "platica" è aperto dal cuore del cliente a quello del praticante di medicina indigena. Non esistono giudizi né interventi da parte di terze persone e tutto ciò che viene detto rimane all'interno della confidenza tra curandero e cliente. In genere questa è anche una fase di divinazione. Molti guaritori, in anni di pratica, hanno sviluppato una sensibilità estrema (la “seconda vista”) che permette loro di vedere nel corpo del paziente come se fosse di vetro, altri invece utilizzano un mezzo di divinazione per dialogare con il Mistero. Il curandero, quindi, estrae i semi di Tz’itè, le foglie, i fagioli, le conchiglie o qualunque sia lo strumento che gli ha trasmesso la Tradizione ed entra in contatto con i propri Alleati spirituali per comprendere le ragioni del problema.

Fase di "trattamento": una volta stabilita la causa del disequilibrio il curandero agisce con le sue competenze per risolverlo tramite uno o più dei "trattamenti" prescritti dalla Tradizione.

Prosecuzione del trattamento: a volte il guaritore si limita a prescrivere delle erbe, oppure una limpia o un aggiustamento di ossa necessita di essere ripetuta, oppure il cliente deve compiere degli atti per conto proprio (pregare, adoperare bagni di potere, visitare le tombe dei propri parenti etc…) al fine di raggiungere i risultati desiderati.

Ovviamente sia il paziente che il curandero si muovono nello stesso orizzonte di eventi. [...] I curanderos incarnano il punto in cui la comunità comunica con l’invisibile e il punto fisico-spirituale in cui il curandero incontra l’invisibile è il suo altare. L’altare, per molti praticanti, è il luogo in cui viene rappresentata la struttura dell’universo, quindi su molte mesa è possibile incontrare ruote di medicina che ricordano l’essenziale della Tradizione. L’altare è anche la casa degli spiriti dove i curanderos nutrono la loro relazione con gli Alleati. Foto di antenati, statue di divinità indigene o africane o santi affollano i tavoli cerimoniali. Uno dei compiti dei curanderos, senza i quali rischiano di perdere le proprie capacità curative, consiste nel “dare da mangiare” agli spiriti attraverso le offerte. In alcuni casi si tratta di candele, incenso, tabacco, ma non è raro che durante certe festività vengano sacrificati animali il cui sangue viene offerto alla Terra e agli spiriti che se ne cibano attraverso di essa, ma che successivamente vengono consumati come pasto dalla comunità riunita.

Il sincretismo tra antica tradizione e “nuova” religione cristiana è una conseguenza naturale in società altamente meticce.Mentre alcuni curanderos sono cristiani e lavorano solo con l’ausilio dei santi della tradizione cattolica, altri hanno riferimenti culturali molteplici, non vedendo la frattura fra la spiritualità animista e quella cristiana. Alcuni, dalle vedute un po’ più ampie, scelgono consapevolmente di rappresentare entrambe le realtà sui propri altari per andare incontro alle necessità e alle credenze dei loro clienti a prescindere dalle proprie. L’altare ha anche una sua funzione terapeutica. Le immagini delle divinità o dei santi aiutano il clienti a rilassarsi e a sentirti protetto durante le operazioni svolte dai curanderos. A volte funge persino da “tavolo operatorio” sui cui i guaritori poggiano l’armamentario della propria arte: strumenti divinatori, erbe, cristalli (per trasformare i condizionamenti radicati), Agua Florida (per purificare la persona e gli ambienti e portare buona fortuna), piume (per rendere leggera l’energia) ma anche di strumenti medici più “ortodossi”. Nelle zone rurali il curandero spesso sostituisce il medico di base e non è difficile incontrare nel luogo in cui opera garze, cerotti, disinfettante e quanto può costituire un primo soccorso.

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