Quello della Cosmovisione è uno spazio aperto, un cammino per tutti. Non si tratta di una via “spirituale” volta a conseguire un sapere. All'opposto, semmai, si tratta di un percorso in cui andiamo a eliminare le sovrastrutture per tornare al winaq, all'umanità (intesa come qualità cosciente). In qualche maniera alla naturalità.
Perché è assolutamente naturale riconoscere il winaq nella Natura Madre-Padre che ci circonda, a partire dal regno animale, vegetale… finanche a quei regni dei quali con lo studio razionale, forse, non dimostreremo mai la coscienza.
È naturale dialogare con le rondini e le montagne, farsi tanto intimi con i propri sogni da rendere porosa la veglia… Produrre plastica, invece, non lo è. Avvelenare e inquinare il luogo in cui si vive e che si condivide con altre specie è il sintomo della malattia della dimenticanza.
E gli sciamani, in tutto questo, cosa c'entrano?
In effetti… proprio niente! Noi occidentali abbiamo spesso una visione distorta di quelle che sono le realtà indigene, un’attitudine romantica verso "l'esotico" e l’ossessione per la ricerca del “messia che ci salvi”, sempre una figura esterna, un guru, un santo e adesso anche lo sciamano. La Cosmovisione non offre nulla del genere, a meno che non si ritrovi nella Natura stessa quel guru che tanto agogniamo.
I/Le custodi di tradizione sono camminanti più anzian* che condividono il proprio vissuto e trasmettono le pratiche. Possono essere curander* oppure no. È il loro stesso passo nella via ad essere Medicina. Sciaman* sono definite, all'interno delle comunità tradizionali, quelle persone che ricevono (a volte alla nascita) “el don", un dono che non l* eleva sopra gli altri, non l* separa dalla “massa dei normali", ma l* porta al servizio della collettività. El don, per farla breve, non è altro che la vocazione alla cura che arriva spesso attraverso esperienze traumatiche che nessuno – soprattutto sciaman* vorrebbero vivere.
Per camminare la Cosmovisione, non sono necessari doni, né si ha bisogno di conoscere rituali (più o meno astrusi) o di appartenere a un gruppo. Essere camminanti è prendersi la responsabilità del proprio winaq. È scegliere di esseri umani.
In questo senso non mi sento parte di nessuna specifica etnia, religione o chiesa. Non ho nulla da difendere e la mia bandiera mi piacerebbe che fosse quella bianca dell'arresa totale alla vita (ma ho tanto lavoro da fare, ancora!). Solo mi riconosco come parte del winaq, parte della tribù umana.
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