Ringrazio profondamente Alberto Ruz, Toña Osher, Lourdes Ondategui e tutti gli abitanti di Huehue per avermi permesso di scrivere queste righe.
“Il brutto di Tepoztlan è che ti puoi innamorare di Tepoztlan!”
Tepoztlan
Tepoztlan è un paese magico, fondato dagli Xochimilca, che sulla cima del monte che domina il pueblo, costruirono una piramide in onore di Tepoztecatl, dio lunare della morte e della resurrezione, inventore del pulque, una bevanda fermentata a partire dal maguey, un tempo utilizzata come enteogeno e oggi liquore molto popolare in un Messico che riscopre costantemente le proprie radici e la propria identità.
Tepoztecatl è collegato ai calendari sacri diffusi tra tutti i popoli indigeni del Centroamerica, rappresentato nei suoi 18 mesi proprio nei resti dell’antica piramide. Il glifo calendarico di riferimento è Ome Tochtli, giorno dell’abbondanza, delle stelle e della strada per raggiungerle.
Lo spirito di Tepoztecatl è ancora vivo, dimora nel suo tempio e influenza tutto il territorio circostante. Camminando per le strade di Tepoztlan è facile incontrare sia mercanzia legata alle pratiche spirituali, come popoxcomitl (incensiari), candele, copal, sia curander@s che offrono i propri servigi per rimettere a posto le ossa, purificarsi in un temazcal o ricevere un trattamento tradizionale chiamato “limpia” (pulizia) per rimuovere le influenze negative degli spiriti e “aprire il cammino”.
Per di più, sto viaggiando in prossimità del dìa de muertos, festività iconica del Messico, e ogni luogo è decorato con teschi, scheletri e immagini funebri che però non sono tristi. Al contrario: tutto è estremamente colorato, perché i Messicani odierni hanno conservato l’antica relazione indigena con la morte, che è considerata un’alleata che ci invita a danzare in pienezza la vita.
Huehuecoyotl
A dodici chilometri da Tepoztlan, in un pueblo chiamato Santo Domingo Ocotitlan, esiste una comunità ecologica fondata nell’82, Huehuecoyotl (Coyote Anziano, nome di un’altra divinità preispanica).
Sono arrivato a Huehuecoyotl accompagnato da un amico incontrato a Tepoz, un chilango chiacchierone e simpatico che cercava la casa di Chavela Vargas, icona tipicamente messicana, quasi più del dìa de muertos, che pare aver trascorso in questo pueblo i suoi ultimi anni. Quando era in vita era considerata misteriosa e inafferrabile come un fantasma, in morte lo è di più e persino la sua casa si è nascosta tra le nebbie della leggenda. Sfortunatamente per il mio amico Roberto, non riusciamo a trovare nessuna traccia.
Salutato il chilango con lo strano senso di malinconia che sempre accompagna i viaggiatori, mi fermo a Huehuecoyotl. Qui mi accoglie Alberto Coyote Ruz, tra i fondatori della comunità e permacultore celebre in tutto il mondo, che ha partecipato, tra l’altro, al documentario di Thomas Torelli “Un altro mondo”.
È un uomo affabile, un artista e un visionario estremamente presente in questo tempo, che mi fa subito sentire a mio agio. Come prima cosa mi porta all’albero intorno al quale è nata la comunità. Si tratta di una pianta maestosa, l’amate, da cui gli Aztechi estraevano la carta. Il suo tronco è abbracciato al fianco della montagna.
“Quando cercavamo il luogo in cui seminare il progetto di Huehue fu questo albero a segnalarci che finalmente lo avevamo trovato. Quando lo vedemmo, capimmo che era qui che volevamo costruire la nostra comunità.”
Lo ringrazio e accendo il mio copal, per ringraziare il potente Rajawal (nella tradizione Maya, i Rajawales sono gli spiriti protettori dei luoghi, analoghi ai genius loci latini) e chiedergli il permesso di vivere nel suo territorio. Una farfalla grigia si posa sulla copalera, forse è attratta dal calore, dato che siamo nella stagione delle piogge, ma la farfalla è anche uno dei miei animali di potere e per me è un buon segnale. L’albero mi sta concedendo la sua benedizione.
La nascita di Huehuecoyotl
La storia di Huehuecoyotl è la storia dell’umanità, un’umanità nuova che ha dato il “punto e a capo” e ha deciso di reinventarsi. Lo spirito del Coyote Anziano risponde alla necessità di pace, di bellezza, di arte di vivere.
Huehuecoyotl affonda le proprie radici negli anni ’70, in una carovana nomade di artisti teatranti che per dodici anni viaggiarono nell’America che ha visto nascere il movimento dei figli dei fiori. Il teatro portato dalla carovana era un teatro ecologico e spirituale, che a un certo punto richiese di trovare un luogo in cui mettere in pratica la propria visione del mondo. Era necessario un posto lontano dai grandi centri urbani, che permettesse una reintegrazione profonda dell’essere umano con la natura, ma neppure troppo irraggiungibile, sia per ragioni pratiche (basicamente, procurarsi le risorse necessarie per vivere) sia per ragioni intellettuali: fin da principio, il villaggio sarebbe stato anche una scuola in cui apprendere come tornare alla Terra. Huehuecoyotl si connesse fin da subito con i pueblo circostanti, agendo sul tessuto sociale senza danneggiarlo, sempre seguendo l’ottica di abbellire laddove si può e apprendere costantemente. Alcuni abitanti crearono cooperative agricole o artigianali per creare opportunità di lavoro nei vari paesi e impararono lo stile di vita dei contadini.
Il progetto ebbe bisogno di più tempo del previsto per prendere forma, ma alla fine la carovana trovò un terreno nei pressi del villaggio di Santo Domingo Ocotitlan. Inizialmente era un terreno di un ettaro e mezzo in cui vennero costruite case ecologiche a bassissimo impatto ambientale, completamente fuse con lo spazio circostante. Nonostante la comunità sia ancora piuttosto piccola, da qualunque casa si ha sempre la sensazione di vivere in una selva.
Santo Domingo Ocotitlan (ocotitlan, dal nahuatl, “terra dei pini”), è un paese di contadini di origine indigena che hanno conservato il proprio modo di vivere e di coltivare fin dall’antichità. Conoscono la curanderìa tramite le piante officinali e la coltivazione della milpa, ovvero del campo di maìz tradizionale, che diecimila anni fa intuiva molte posizioni della permacultura odierna.
“La milpa non è un monocultivo di mais”, mi dice Tonia Osher, una delle fondatrici, mentre mi racconta la storia della comunità, “gli indigeni avevano capito che questo tipo di coltivazione sul lungo termine distrugge la fertilità della terra e, osservando la natura, ricrearono nei loro campi un ambiente in cui la biodiversità dominasse.”
L’ispirazione dei campesinos accompagnò e accompagna Huehuecoyotl sotto molti punti di vista. Ancora oggi i suoi abitanti sostengono i piccoli centri per fare fronte alle grandi corporation che vorrebbero distruggere le colture tradizionali, porre i semi sotto copyright e ingrandire così il proprio volume di affari a discapito delle popolazioni locali. Poche settimane prima del mio arrivo è stato celebrato El dìa del maìz, ovvero il giorno del mais, una grande festa in cui gli agricoltori di tutta la regione si sono uniti per mostrare i propri prodotti, in cui si sono elaborati mandala in forma artistica per onorare la Madre Terra e vari gruppi musicali si sono riuniti per cantare le proprie tradizioni.
Allo stesso modo, fin da principio, gli abitanti di Huehue compresero che la diversità era una forza della collettività e non un punto debole. Metà degli appartenenti al progetto sono di origine messicana, l’altra metà proviene da tutto il mondo e questa diversità è stata condivisa.
Lo sviluppo
Huehuecoyotl è cresciuta come un essere umano e ha affrontato, nei suoi trentasette anni di vita, molte trasformazioni, passando dall’infanzia alla maturità. Per esempio, il sistema decisionale (che riguarda solamente gli aspetti comunitari, in quanto esistono sia un’economia collettiva che un’economia privata) è arrivato molto più tardi rispetto alla fondazione vera e propria, negli anni ’90, stimolato dagli usi delle comunità indigene.
I ruoli all’interno dell’organizzazione ruotavano, ma alla fine ognuno, in maniera naturale, ha scelto e conservato il proprio. C’è chi si è dedicato maggiormente alla lotta per diffondere la cultura dei Diritti della Madre Terra, sia in Messico che in tutto il mondo (su questo tema torneremo più avanti), chi ha votato la propria vita all’erboristeria e alla fabbricazione di prodotti per la salute o per la cosmetica (un espetto sottovalutato, ma molto inquinante della cultura occidentale), chi si è dedicato ai viaggiatori e a creare rotte alternative a quelle puramente turistiche, come Andrès; sono presenti maestre di danza indiana, chi ha creato scuole sulla base delle Calpulli precolombiane, ovvero luoghi in cui i giovani apprendevano la cultura, la cucina, i balli e la spiritualità messicane; chi si occupa – come Tonia – maggiormente dell’aspetto ecologico e della parte contadina; Lourdes Ondategui, psicologa e floriterapeuta, che porta avanti il discorso della medicina alternativa con gli abitanti di Tepoztlàn.
Negli anni, alcune persone della comunità scelsero di vivere all’esterno e diffondere il suo spirito originale in altri paesi: Alessandra Comneno, membro fondatore di Huehuecoyotl nel 1982 con Alberto Ruz, si dedica a condividere la Cosmovisione e la pratica Maya-Tolteca; la loro figlia Ixchel Ruz, che in Italia, oltre a seguire un progetto di permacultura e biocostruzione, è praticante di sciamanesimo, ed altri.
Non è un caso che l’amate sia il simbolo di Huehue e dei suoi abitanti: da radici comuni, ma molto differenti tra loro, nascono miriadi di rami, in direzioni diverse. Tutti con lo stesso proposito.
L’educazione
Gli adolescenti di Huehue hanno anche sviluppato un normale grado di ribellione verso i propri genitori. L’obiettivo dell’educazione, però, è sempre stato quello di permettere di trovare e coltivare i propri doni in una forma positiva per il pianeta. Cosa che si è verificata.
Ricordando i tempi della carovana, Toña mi dice: “Molti di noi avevano già figli prima che Huehuecoyotl nascesse e noi li educavamo in ‘casa’. Erano bambini che apprendevano sia attraverso un’educazione ‘scolastica’, data dai genitori, sia dai viaggi: affrontavano molti climi, dalla selva al deserto, imparavano diverse lingue, diversi costumi… conoscenze che pochi bambini della stessa età avevano. Quando entrarono nelle scuole ‘normali’ nessuno di loro aveva problemi e nel giro di poco tempo risultavano i primi della classe perché avevano imparato dalla scuola della vita.”
Lo sciamanesimo
Lo sciamanesimo gioca un ruolo fondamentale a Huehuecoyotl. Sin dal principio è stato acqua che ha nutrito le radici del progetto. Memori delle esperienze nomadi in diverse comunità indigene, i fondatori della comunità hanno continuato a invitare guardiani di tradizioni differenti per celebrare la vita sotto le fronde dell’amate.
Non si sono mai fermati a una sola cultura. Hanno accolto cerimonie induiste, tibetane, lakota, q’eros, giapponesi, azteche, maya delle diverse correnti, persino celtiche. Come raffigurato sui murales all’interno del teatro, si è sempre cercato di mantenere un punto di vista “ecumenico”, che non si concentrasse su una sola cultura.
Attraverso lo sciamanesimo sono arrivate le cerimonie della vita, sono fondamentali per “fare comunità”.
Alberto stesso è un maestro di cerimonia che ha portato a Huehuecoyotl (in realtà ovunque nel mondo) il temazcal così come gli fu insegnato e autorizzato da un Abuelo nordamericano, aggiungendo però una quinta porta alle quattro tradizionali, per rappresentare la nascita del Quinto Mondo e ricordare ai camminanti di diventare le profezie di pace che vogliono vedere realizzate.
Oggi
Attualmente, il progetto di Huehuecoyotl è quello di continuare a diffondere i principi della pace e della coesistenza con la natura anche fuori dai suoi confini. La carovana dell’arcoiris di Alberto, che per tredici anni ha percorso il continente americano da nord a sud e che ha contribuito a all’inserimento dei diritti della Madre Terra nella costituzione dell’Ecuador, è partita da qui.
La maggior parte dei gruppi che viene a visitare Huehuecoyotl lo fa per sensibilizzarsi ai temi ambientali e per apprendere stili di vita più naturali, ma Huehue è sempre stata una “serra” che permette ad altri progetti di nascere, ospitandoli per intere stagioni. Laboratori di permacultura, biocostruzione, pratiche spirituali, festival di arte e tradizione trovano sempre terreno fertile.
La connessione con le culture native, la convergenza di sciamani anche stranieri, persino del Polo Nord o della Mongolia, ha sempre in qualche maniera retroalimentato la stessa Huehue, e ha permesso scambi sempre più ampi e connessioni a livello mondiale.
Huehuecoyotl appoggia progetti nazionali che partono dalla sovranità alimentare. Per esempio aiutando i contadini nella conversione alla coltivazione organica, insegnando come fabbricare fertilizzanti o pesticidi naturali che non distruggano l’ambiente, conservando semi antichi, promuovendo il lavoro comunitario e lo scambio di saperi tra varie comunità.
Dalla sua fondazione ad oggi, Huehuecoyotl ha assistito a cinque sollevamenti popolari e si è sempre schierata con la voce dei pueblos, portando l’arte e la pace nelle proteste. Il “giorno del mais”, di cui ho parlato prima, fa parte di questo processo che fa fronte all’avanzata dell’agroindustria, dannosa per la Terra quanto per i suoi abitanti.
Consejos de visiones
Sin da quando il progetto di Huehuecoyotl fu pensato, non fu immaginato per essere un’isola. Da principio i fondatori decisero di articolare una rete. Alessandra e Alberto crearono una rivista, il cui nome era “El viejo coyote”, ma presto si trasformò in Arcoredes (“Reti arcobaleno”) e cominciò a crearsi una rete di comunicazione che si estese fino all’Europa e nella quale vennero coinvolti progetti nella “stessa onda” di Huehuecoyotl.
Dopodiché iniziarono anche degli eventi nella stessa Huehue, i “Festivales del Quinto Mundo” (festival del Quinto Mondo) per concretizzare ciò che era presentato su Arcoredes: incontri di due giorni in cui i portatori dei vari progetti (ecovillaggi, comunità artistiche etc.) potessero mostrare il proprio cuore e comunicare.
A partire dagli anni ’90, il festival divenne itinerante nei pressi di varie comunità, quai comunità indigene, di contadini o di pescatori e si trasformò nel Consejos de visiones de guardianes de la Tierra (“Consigli di visioni dei guardiani della Terra”): un festival di una settimana in cui veniva creato un accampamento, un’aldea temporanea di pace, durante il quale venivano svolti laboratori, seminari, cerimonie, performance artistiche, concerti e trattamenti di cura. L’idea era quella di unire più movimenti, quali quello rainbow, quello bioregionale, quello ecologista, il movimento indigeno, il movimento artistico.
Per questo motivo all’interno dei Consejos de visiones si iniziarono ad ospitare dieci consigli differenti: di arte, cultura, spiritualità, movimenti sociali, il consiglio dei giovani, quello degli anziani, etc… Il concetto venne applicato a livello sia nazionale che internazionale fino a eventi locali.
Era come creare un villaggio, con vari ambiti, in cui ogni persona aveva il proprio ruolo. Alla fine Alberto si domandò: “Perché non posso vivere sempre così?” e da qui nacque la Caravana Arcoiris de la Paz (Carovana Arcobaleno della Pace), che aveva il proposito di portare il messaggio del Consejos de Visiones in tutto il continente americano, soprattutto America Latina.
Diritti della Madre Terra
Il lavoro di Alberto, soprattutto negli ultimi sette anni, si è concentrato sulla diffusione del progetto Derechos de la Madre Tierra (“Diritti della Madre Terra”), un “ombrello” nato con l’intento di ospitare i movimenti ambientali e, in generale, tutti i movimenti che stanno generando un cambio di paradigma nel pianeta. L’obiettivo è quello di difendere gli attivisti, l’ambiente, i territori indigeni, più in generale abbandonare l’antropocentrismo e arrivare a un biocentrismo.
Derechos de la Madre Tierra lavora a tutti i livelli, però ciò che lo distingue da altri progetti è il dialogo con il mondo politico (dai sindaci ai governi nazionali) al fine di generare un cambio legislativo.
Conclusioni
Influenzata forse dall’energia di Tepoztecatl, Huehuecoyotl segue trasformandosi e trasformando il mondo. Come tutto in natura, probabilmente seguirà su questa stessa onda, definendosi sempre nel tempo presente, sempre pronta a cambiare con il mutare del tempo. L’unica cosa che rimane stabile, il suo pilastro fondamentale, è la vocazione a rendere reale il sogno di un’umanità in armonia con sé stessa e con il pianeta.
Concludo con le stesse parole con cui Toña ha finito di raccontarmi la sua esperienza in questa comunità: “Serviamo per dimostrare che esistono dei modi di vita differenti. Il nostro obiettivo è sempre stato fare in modo di vivere i nostri sogni, perché se non seguiamo i nostri sogni, la vita si può trasformare in un incubo.”
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Riferimenti:
- Blog di Toña: tonaosher.blogspot.com/
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