Diego Nicola Dentico
Quando ricorrere ad una “terapia” sciamanica?
Aggiornamento: 31 ago 2021

Eziologia sciamanica
La "medicina ufficiale" si occupa solo dell'aspetto ordinario della malattia, mentre lo sciamanesimo dell'aspetto non ordinario. Per questo motivo un praticante sciamano non fa diagnosi e non interviene nelle decisioni di un medico e le due discipline non sono in antitesi.
In molte zone del mondo, però, i guaritori lavorano anche negli ospedali e v’è una perfetta collaborazione tra medicina tradizionale e medicina allopatica. La mia speranza è che gli antichi sistemi di cura, che hanno ancora molto da dire alla modernità, possano trovare un posto nella società occidentale e possano riavvicinarci alla Medicina della Terra.
Gli antropologi hanno individuato moltissime sindromi culturali[1] (ovvero gli aspetti non-ordinari della malattia), alcune specifiche per una popolazione di riferimento, altre "universali".
Da un punto di vista sciamanico le cause non ordinarie di malattia possono essere riassunte in:
1. Perdita d’energia (frammentazione dell'anima);
2. Accumulo d’energia (intrusione).
Vediamole più dettagliatamente.
La frammentazione dell’anima
Il primo caso è quello noto come “perdita dell’anima”, che la tradizione non vede come un unicum inseparabile, ma come un insieme di componenti che possono allontanarsi dal corpo.
Questo si verifica in caso di traumi, violenza fisica o psicologica, incidenti, spaventi, operazioni chirurgiche, relazioni tossiche. Insomma, in tutti i casi di abuso, anche quelli a cui ci sottoponiamo di nostra spontanea volontà, come, per esempio, svolgere un lavoro che non ci soddisfa per timore di perdere la sicurezza economica.
I sintomi di perdite d’anima significative possono essere, solo per citarne alcuni: affaticamento cronico, depressione, insonnia, ansia, disordini alimentari, comportamenti autodistruttivi, pattern negativi che si ripropongono nella vita.
Un altro esempio di perdita è quella relazionata allo “spirito guardiano”[2], una sorta di "angelo custode" che in molte tradizioni indigene assume l’aspetto di un animale di potere. Nel mondo maya yucateco prende il nome di “chanul”. Secondo la visione sciamanica, la presenza di questo spirito assicura protezione da sfortuna e da malattie di origine non epidemica.
In casi di perdita si ricorre allo sciamano per recuperare i frammenti d’anima perduti o per richiamare il chanul.

Intrusione
Il secondo caso di malattia sciamanica prende il nome di “intrusione”, ovvero l’invasione del campo energetico umano da parte di un’energia esterna (come può essere quella dell’invidia o delle maldicenze[3]), di uno spirito di malattia o di un defunto che ha perso la propria strada.
A causa della localizzazione specifica che l’intrusione assume all’interno del corpo, questa provoca malattie o dolori circoscritti a cui possono associarsi lesioni, infezioni o infiammazioni. Può anche manifestarsi come un disagio di tipo emotivo.
Anche in questo caso si ricorre allo sciamano per andare a rimuovere l’energia in eccesso tramite il rituale di estrazione (nahuasij in Maya Kaqchiquel).
In molte occasioni la perdita d’anima e l’intrusione si verificano quasi contemporaneamente. Per questo motivo nelle cerimonie di cura maya sono presenti sia un momento di estrazione che un momento di recupero dell'anima.
Conclusioni
Come già accennato in apertura, sciamanesimo e medicina ufficiale non entrano in contrasto. Molto di quanto qui esposto è stato studiato dalla scienza medica, dando origine a concetti come “effetto placebo”, “effetto nocebo” e “morte per Vudù”. Molto è stato accolto e descritto dalla psicologia, soprattutto da quella a stampo transpersonale, come archetipo o esperienza olotropica. Per un occidentale, cresciuto ed educato all’interno di un paradigma scientifico, è più facile sposare questo tipo di definizione piuttosto che una propriamente sciamanica.
_________________________________________________ [1] Ne parlo lungamente nel mio primo lavoro, “Nel giardino delle curanderas” (Anima Edizioni 2018) [2] Cfr. Michael Harner “La caverna e il cosmo” (Crisalide Edizioni 2013) [3] In relazione alle “sindromi culturali” legate alla socialità pubblicherò un post prossimamente.