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  • Immagine del redattoreDiego Nicola Dentico

Santi e fanti, ritorno a Città del Guatemala (a Pasqua)

Aggiornamento: 8 apr

22.03.2024



Città del Guatemala mi dà la bienvenida con i classici 30° di marzo. È il penultimo venerdì di quaresima. Smog, cieli tersi, mercatini pasquali coloratissimi, indigeni che suonano la marimba agli angoli di strade a impianto coloniale, di fronte a filiali di banche e negozi di telefonia. Una signora si incastra con il suo carretto-frigo tra il marciapiede e una macchina. Per nulla intimorita grida: “Cervezas, cervezaaaas!” Un’altra mi invita a sfidare la sorte con dei gratta e vinci per un milione di quetzales. Oltranzisti evangelici senza autorizzazione comunale tappano l’ingresso di una galleria con un enorme manifesto plastificato recante il volto di Gesù. Si sa, le processioni - cattoliche o carnevalesche - sono opera del diavolo, come Halloween o il movimento LGBTQA+. Stranamente meno veemenza è dimostrata contro le guerre o la marginalizzazione degli indigeni. Dietro gli evangelici - lo so ma non si vede - c’è un bar classico, rimasto fermo agli anni ‘40, dove si vocifera che si incontrassero Fidel e il Che per organizzare la rivoluzione cubana…

La settimana prossima sarò a Santiago Atitlàn per assistere al venerdì delle ceneri maya, in cui il Maximòn verrà smembrato e ricomposto, e passerò dal contesto urbano a quello agreste e sacro delle comunità native - ma oggi sono qui. La giornata è festosa, allegra, eppure come sempre succede in Capitale, c’è un sottotetto di inquietudine. Oggi sfilano gli studenti dell’Università San Carlos, riprendendo come ogni anno l’abitudine scaturita dai moti studenteschi di oltre un secolo fa.

Hanno il volto coperto, alcuni portano addirittura delle mazze, ma non intendono aggredire nessuno, al massimo difendersi da qualche integralista sbronzo. Sono travestimenti letteralmente goliardici che ricordano quelli degli ordini monastici che, nel corso della Settimana Santa, sfileranno con carri che riportano scene della via crucis. Anche gli studenti dell’U.SA.C. hanno allestito dei carri (goliardici pure questi), trionfi di teschi, giaguari, e altre figure minacciose, ma non mancano elementi parodistici e caricaturali. L’Università San Carlos, pubblica, ha una lunga storia d’amore con il marxismo, a discapito dei natali cattolici rimasti impressi nel nome.

Gli studenti in marcia mi danno un senso di fiducia e ispirazione, rappresentano un anticorpo ai pericoli sempre presenti dei totalitarismi che da qualche anno a questa parte possiamo respirare anche in Europa. Qua e là è possibile osservare manifesti di solidarietà per la Palestina, ma anche riferimenti ai fatti recenti che si sono verificati nel Paese.

Nel 2023 il Guatemala ha affrontato una grande crisi politica quando la destra, rappresentata da Sandra Torres, ha tentato con metodi legali o ai confini della legalità (o persino oltre) di invalidare le elezioni vinte da Bernardo Arèvalo del partito di ispirazione social-democratica e progressista, Semilla. Il tentato golpe, che è costato all’ex primo ministro Alejandro Giammattei il visto statunitense, ha provocato nei mesi di ottobre e novembre grandi sollevamenti popolari e blocchi stradali. Nelle proteste sono addirittura intervenuti gli anziani di Totonicapàn.

Tra un teschio di plastica e un San La Muerte di cartapesta, questi eventi sono ricordati in alcuni carri. Il gusto maya di mischiare il sacro e il profano è rimasto in eredità anche alla popolazione meticcia. E mentre la città si avvicina alle celebrazioni della Settimana Santa, il suo cuore rimane saldo nel sostegno dei sogni e delle aspirazioni di coloro che continuano a lottare per abitudine e per un futuro migliore, dove la speranza è una candela costante nel buio delle incertezze.

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